Introduzione
Apprezzata per il sapore deciso e la capacità di chiudere un pasto con eleganza, la grappa italiana vanta una storia secolare e un processo di produzione tuttora appassionante.
Ma nonostante la sua fama e lunga tradizione, questo distillato italiano suscita spesso curiosità e domande sia tra gli appassionati che tra i neofiti. Cosa si intende per grappa? Quali sono le differenze con gli altri distillati? Come la si può degustare al meglio?
Rispondiamo quindi alle domande più frequenti sulla grappa italiana, per scoprirne insieme le caratteristiche, i metodi di produzione, le varietà e le modalità di consumo.
- Cos’è esattamente la grappa?
- Perché la grappa si chiama così?
- Qual è la differenza tra grappa e acquavite?
- Come si produce la grappa?
- Quanti tipi di grappa ci sono?
- Che cos’è la grappa barricata?
- Come e in quale bicchiere si beve la grappa?
- Quali sono le zone di produzione più famose?
- Qual è la gradazione alcolica della grappa?
- Come si conserva la grappa?
- Quanto costa una buona grappa?
- Qual è la grappa più buona?
Cos’è esattamente la grappa?
La grappa è un distillato prodotto esclusivamente dalle vinacce, cioè le bucce e i residui dell’uva dopo la pigiatura. Questa denominazione è protetta da indicazione geografica (IGP), e solo i distillati che rispettano certi requisiti possono portarne il nome.
Per essere chiamata “grappa“, infatti, l’acquavite di vinaccia deve avere una gradazione alcolica minima del 37,5% e può essere prodotta solo in territorio italiano o nella Svizzera italiana, utilizzando esclusivamente le vinacce prodotte in Italia.
Perché la grappa si chiama così?
Il termine “grappa” deriva dal dialetto lombardo-veneto e indica il processo di distillazione ottenuta dalle vinacce: la parola potrebbe essere legata alla radice del nome “grappo” o “grappolo”, che si riferisce ai grappoli d’uva. La grappa è presto divenuta sinonimo di un prodotto italiano legato alla tradizione contadina, evolvendo però la sua reputazione negli anni diventando un distillato altamente pregiato e popolare a livello internazionale.
Qual è la differenza tra grappa e acquavite?
Il termine “acquavite” è un sinonimo generico di “distillato”: è necessario quindi specificare da quale materia prima un’acquavite è stata ottenuta con la distillazione, per poter utilizzare il nome corretto e più preciso del distillato. Ad esempio:
- la grappa, come abbiamo detto, è un’acquavite di vinaccia;
- il brandy è un’acquavite di vino;
- la vodka è un distillato di patate;
- il whisky è un distillato di cereali;
- il rhum è un distillato di canna da zucchero.
Grappa e acquavite quindi non sono sinonimi, poiché acquavite è un termine generico; grappa rappresenta un nome specifico, che indica l’acquavite ottenuta dalla vinaccia.
Come si produce la grappa?
La produzione della grappa prevede la distillazione delle vinacce d’uva, che possono essere fresche o parzialmente fermentate. Questo processo avviene a temperature controllate per estrarre gli aromi e i composti alcolici, mantenendo però le caratteristiche qualitative e organolettiche della materia prima.
Le tre tipologie di vinacce con cui distillare la grappa sono:
- vinacce fermentate, ottenute dalla svinatura di vini rossi;
- vinacce semi-vergini, la cui fermentazione viene parzialmente bloccata;
- vinacce vergini, ovvero non fermentate.
Quanti tipi di grappa ci sono?
La grappa può essere classificata in base all’affinamento nelle botti o alle lavorazioni che seguono la distillazione. L’acquavite di vinaccia può quindi essere denominata:
- grappa giovane: non invecchiata, conservata in contenitori inerti (ad esempio in vetro o in acciaio) fino alla vendita;
- grappa invecchiata: quando matura per almeno 12 mesi in botti di legno;
- grappa riserva: invecchiata o stravecchia, quando matura per almeno 18 mesi all’interno di botti in legno;
- grappa aromatica: quando deriva da uve aromatiche quali Brachetto, Malvasia, Moscato e Traminer aromatico;
- grappa aromatizzata: con l’aggiunta di ingredienti naturali come erbe, spezie o frutta (es. ruta, miele o mirtilli).
Queste classificazioni relative alla grappa possono coesistere tra loro: per esempio una grappa può essere giovane e aromatica allo stesso tempo. Le grappe possono essere inoltre differenziate in base alle vinacce distillate:
- è definita grappa di monovitigno quella ottenuta da una singola varietà di vinaccia, che può quindi vantare un’identità organolettica ben definita;
- è definita grappa plurivitigno quella ottenuta da percentuali diverse di più varietà di vinacce; in questo tipo di distillato i profumi, aromi e sapori sono più vari e meno monotematici.
Che cos’è la grappa barricata?
Da febbraio 2016, con il decreto del Mipaaf, la dicitura di grappa “barricata” o “barrique” è riservata esclusivamente ai distillati maturati in barrique (una piccola botte in legno da 225 lt) per almeno la metà del tempo di invecchiamento previsto.
Questo processo dona alla grappa aromi e sapori più morbidi e complessi, con note che possono ricordare la vaniglia, il caramello, le spezie e il legno: l’invecchiamento in botte ne ammorbidisce il gusto e le conferisce un colore tipicamente ambrato.
Come e in quale bicchiere si beve la grappa?
La grappa si beve solitamente in un bicchiere chiamato “tulipano”, un calice piccolo e svasato pensato per esaltare appieno il bouquet aromatico del distillato.
Tradizionalmente la grappa si degusta a temperatura ambiente, in particolare le grappe più invecchiate, per apprezzarne al meglio gli aromi complessi; le grappe giovani, invece, possono essere leggermente raffreddate, indicativamente in questo modo:
- una grappa giovane va servita a 8-10° C;
- una grappa a medio invecchiamento va servita intorno ai 15° C;
- una grappa a lungo invecchiamento va servita intorno ai 18° C.
La si consuma spesso come digestivo a fine pasto e si consiglia di assaporarla a piccoli sorsi, lasciando che il liquido si diffonda lentamente in bocca per assaporare tutte le sfumature aromatiche. Scopri qui come degustarla nel modo corretto!
Quali sono le zone di produzione più famose della grappa?
Le regioni italiane più note per la produzione di grappa sono il Trentino, il Veneto, il Friuli-Venezia Giulia e il Piemonte: ognuna di queste ha sviluppato stili e tradizioni uniche di distillazione. Dal 2011 le denominazioni autorizzate di grappa regionale sono:
- grappa di Barolo;
- grappa piemontese o del Piemonte;
- grappa lombarda o della Lombardia;
- grappa trentina o del Trentino;
- grappa friulana o del Friuli;
- grappa veneta o del Veneto;
- Südtiroler Grappa / grappa dell’Alto Adige;
- grappa siciliana o Grappa di Sicilia;
- grappa di Marsala.
Qual è la gradazione alcolica della grappa?
La normativa italiana richiede che la grappa abbia una gradazione alcolica minima di 37,5%, mentre non è fissato un limite massimo: tipicamente, comunque, la gradazione alcolica della grappa varia tra una media del 40% e un massimo del 60%.
Come si conserva la grappa?
La grappa va conservata in un luogo fresco, al riparo dalla luce e dall’umidità, meglio se posizionata in verticale. Se preservate bene, le grappe invecchiate possono migliorare con il tempo, mentre le grappe giovani tendono a mantenere il loro gusto originale.
È interessante sapere che la grappa può essere usata anche in cucina, per aromatizzare diversi piatti come dolci, creme e salse o per la realizzazione di piatti flambé; il suo impiego culinario è però piuttosto limitato rispetto ad altri tipi di alcolici.
Quanto costa una buona grappa?
Il prezzo di una buona grappa varia notevolmente. Una grappa giovane di buona qualità può costare dai 20 ai 50 euro, mentre le grappe invecchiate e artigianali di alta gamma possono superare i 100 euro a bottiglia; le grappe di produzione limitata e quelle particolarmente pregiate possono arrivare a cifre molto più alte.
Il costo della grappa varia in base a numerosi fattori (qualità delle materie prime, produttori, distillazione, invecchiamento); le grappe giovani sono generalmente più economiche, mentre quelle invecchiate o prodotte artigianalmente possono essere molto costose.
Qual è la grappa più buona?
Ci piacerebbe molto riuscire a dare la risposta definitiva su quale sia la “grappa più buona”, ma è praticamente impossibile: dipende dal palato di chi la assaggia!
Ci sono però alcune grappe italiane particolarmente famose per la loro eccellenza: nello specifico citiamo quelle prodotte da Poli, Schiavo, Lidia e F.lli Brunello, che sono spesso considerate tra le migliori sul mercato. Anche le grappe invecchiate e le edizioni limitate, come la Grappa Riserva o la Grappa Stravecchia, vengono molto apprezzate dagli intenditori per il loro carattere complesso e ricco di sfumature aromatiche.
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